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Un lavoratore muore nel porto di Genova; i portuali bloccano la città

Nella notte tra Martedì e Mercoledì un lavoratore portuale è morto e un altro è rimasto ferito nel porto di Genova.

Non un minuto di silenzio, ma ore di sciopero: questo è ciò che hanno fatto i portuali di Genova che, bloccando i varchi del porto, hanno fermato la città.
Cosa che, dobbiamo registrare, non esser successa ancora a Firenze con la forza necessaria nonostante due stragi operaie: quella nel cantiere Esselunga di via Mariti e l’esplosione del deposito carburanti di Calenzano.

L’azione dei portuali ha un portato politico da valorizzare e sostenere, oggi e nel momento in cui la controparte dovesse tradurla in azione repressiva per condannare la pratica del picchetto.

Anche questo ci dice quanto le lotte operaie siano indissolubilmente legate alla mobilitazione contro il DDL 1660.
Uno Stato in guerra aumenta i livelli di sfruttamento, calcola come effetto collaterale la strage quotidiana di lavoratori e lavoratrici e vorrebbe ridurre a mera rappresentazione ogni risposta criminalizzando le pratiche della lotta operaia.
Oggi più che mai al fianco del CALP, dei portuali in lotta contro la guerra, il traffico di armi, le morti sul lavoro e la repressione.