Sull’arresto del Sindaco di Riace Mimmo Lucano, detto “U Kurdu”
Mimmo Lucano è Sindaco del paese di Riace dal 2004. Un sindaco del Sud che, in 14 anni di consenso popolare, ha difeso con le unghie e coi denti, anche violando la legge, la possibilità per la sua comunità, stretta tra le maglie dell’austerità, dell’emigrazione, dell’affarismo a beneficio del Nord e delle mafie, di sopravvivere e al tempo stesso di rafforzare i propri fondamentali valori di solidarietà, di umanità e di apertura, verso tutte le comunità immigrate a partire da quella kurda, di cui 184 membri approdarono a Riace nel luglio 1998. Un paese che si stava spopolando è rinato. Libri, articoli e riviste hanno raccontato in profondità questa esperienza (https://www.internazionale.it/bloc-notes/annalisa-camilli/2018/10/02/domenico-lucano-arresto ).
Quanto accaduto nei giorni scorsi a Riace è assolutamente esemplare rispetto ai tempi politici che stiamo vivendo da molti anni. Un Sindaco, una istituzione, è costretto a violare le leggi per affermare un corretto modello di convivenza e di sviluppo. La violazione della legalità diventa necessaria nella costruzione di una, pur piccola, alternativa. E badiamo bene, stiamo parlando delle leggi del Pd, non del cattivo Salvini. Quanto accaduto conferma come la legalità e la giustizia siano due cose molto differenti. E quanto male hanno fatto in questi anni le prese di posizione di tanti soloni di “sinistra”, alla Saviano, giustizialisti e amici delle forze dell’ordine, sempre pronti a prendere le difese dello Stato e della legalità, senza preoccuparsi di quanto spazio questo discorso lascia alla repressione, anzi invitando alla repressione. La legalità non è giustizia; siamo fieramente illegali nel nostro centro sociale OCCUPATO; anzi, auspichiamo la rottura del paradigma legalitario come base per l’affermazione di un differente ed alternativo modello.
Si, ci troviamo parecchio male, non tanto a difendere un Sindaco, ma a stare dalla stessa parte di chi in questi anni invitava alla nostra repressione, di chi si è costruito carriere sul giustizialismo, di giornali come repubblica o il fatto quotidiano, fiancheggiatori delle peggiori pulsioni giustizialiste in nome di un supposto antiberlusconismo, ora travestito da antileghismo; pronti a scagliarsi contro studenti e militanti politici se “violavano” la legalità, fautori di uno stato del controllo e della repressione, ben prima di Salvini e dei buffoni grillini. E del resto, come dicevamo, la storia di Mimmo “U Kurdu” è esemplare: attaccato duramente da Minniti, il cui decreto aveva osato criticare, perseguito con un’inchiesta di oltre 18 mesi, aperta e coordinata con enorme zelo dal solito pm di sinistra, proprio in concomitanza con lo scontro con Minniti, adesso è diventato l’esempio da denigrare per i Salvini di turno. Gli stessi che la legalità la piegano a loro favore. Quelli che si rubano 49 milioni e, con i giudici complici, prendono per il culo “gli italiani” con la restituzione a 1000 anni. Come quelli alla “Nardella”, tutto ordine e controllo che quando viene uccisa una persona si preoccupano delle fioriere divelte. E quanto potremmo continuare sull’infame livello demagogico e propagandista delle nostre istituzioni.
Crediamo che tutta questa vicenda, se ce ne è ancora bisogno indica chiaramente che se le leggi sono ingiuste vanno violate, e che se violare la legge è giusto la legalità è solo un artifizio tutto politico utile a mantenere il controllo. Difendiamo Mimmo “U Kurdu” perchè difendiamo chi viola le leggi di uno Stato ingiusto!
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud