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Settimana di mobilitazione contro la propaganda di guerra della NATO

Pubblichiamo il comunicato del Comitato NO Comando NATO né a Firenze né altrove riguardo alla settimana di mobilitazione programmata dal 2 al 9 Novembre:

La NATO, a trazione USA, persegue la guerra perché questo è lo strumento attraverso cui la classe dominante prova a far fronte alla crisi del sistema capitalista, un sistema palesemente antagonista rispetto agli interessi di lavoratori e lavoratrici.

L’Italia è uno Stato in guerra impegnato in ogni suo sforzo all’interno di questa alleanza imperialista.

Per questo prosegue ed intensifica il processo di accentramento dei poteri nelle mani dell’esecutivo: il livello decisionale deve essere libero di agire in tempi rapidi adeguandosi al contesto di guerra. Questa tendenza si accompagna con la creazione di uno “stato di emergenza” in ogni settore della società, che rappresenta un tratto distintivo della legittimazione di leggi repressive contro ogni figura sociale, dagli immigrati ai militanti politici: in nome della sicurezza nazionale ciò si traduce in politiche sempre più reazionarie e autoritarie.

Per lo Stato infatti è possibile condurre la guerra solo se nelle retrovie si verificano le migliori condizioni di pacificazione, disciplinamento ed asservimento di tutta la società alle logiche della guerra.

La guerra, del resto, viene combattuta sia sul fronte esterno che sul fronte interno.

  1. Combattere il nemico sul fronte esterno vuol dire creare le condizioni per arruolare ed aumentare la spesa militare: la “più grande opera pubblica” finanziata a scapito della spesa sociale producendo tagli e privatizzazione.
  2. Combattere il nemico sul fronte interno per lo Stato significa annichilire ogni forma di dissenso ed espressione del conflitto sociale, ambientale, studentesco o della classe lavoratrice in modo che anche l’opposizione alla guerra venga messa a tacere.
    Lo si fa a colpi di leggi antisciopero per aumentare i livelli di sfruttamento, evidenti anche nel numero di infortuni e morti sul lavoro che arrivano a coinvolgere persino gli studenti in alternanza scuola-lavoro. Lo si fa a colpi di decreti sicurezza e repressione: il Ddl 1660 risponde proprio a questa esigenza.
  3. La guerra richiede l’utilizzo di tutte le infrastrutture necessarie allo sforzo bellico: assistiamo quindi all’ampliamento delle installazioni militari già presenti o all’insediamento di nuove basi e centri di comando presentati come avamposti tecnologici ed eco compatibili.
    Le infrastrutture civili vengono coinvolte nella guerra soprattutto per il trasporto di mezzi e armamenti: porti, aeroporti, autostrade e ferrovie diventano direttrici e corridoi di interesse strategico e militare.
  4. La guerra che abbiamo davanti è una guerra simmetrica che richiederà l’arruolamento di sempre più giovani. Per questo è in atto una campagna di militarizzazione della scuola e della società sia in termini culturali che fattuali, con una presenza sempre più stringente di divise ed esercito sia sui banchi che per le strade delle nostre città.
    La presenza di militari nelle scuole è funzionale anche alla riscrittura della storia per riposizionarla a favore della classe dominante.
    La scuola diventa così un bacino di arruolamento alla guerra che se oggi ci viene presentato come volontario presto potrebbe trasformarsi in chiamata forzata.
    Infine l’Università è un altro luogo d’incontro tra il finanziamento pubblico per la ricerca e la privatizzazione di brevetti e tecnologie per scopi militari.
  5. Lo scontro provocato dalla NATO con la Russia ha creato anche i presupposti per una ristrutturazione dei sistemi di rifornimento energetico. Ciò ha aggravato la speculazione che abbiamo visto materializzarsi in bolletta nell’aumento dei prezzi al consumo e nella sottrazione di suolo per far posto a fonti rinnovabili più utili agli interessi di profitto che a una reale tutele ambientale.

Il 4 Novembre, Giornata delle Forze Armate, sarà ancora una volta un momento in cui vedremo dispiegarsi la propaganda di guerra in tutta la sua becera faziosità.

Abbiamo deciso di mettere in campo più iniziative possibili per lanciare un messaggio chiaro: disertare la chiamata alle armi dell’Esercito italiano.

Per questo indichiamo la settimana che va dal 2 al 9 Novembre come momento di mobilitazione generale contro la guerra e la NATO da organizzare a livello locale.

Invitiamo a divulgare quest’appello producendone di propri che rilancino le iniziative locali e che raccoglieremo sul sito www.noguerranonato.org