Venerdì 14 novembre sarà sciopero generale convocato dal Sindacalismo di Base. Questo sciopero cade in un momento in cui la classe dominante sta portando avanti l’ennesimo affondo contro le conquiste dei lavoratori e delle classi subalterne.
Ci interessa poco stare ad analizzare le battute e le “trovate” di Renzi, elevarlo a “centro del mondo” come è stato fatto con Berlusconi per 20 anni perché siamo consapevoli che la sua figura rappresenta soltanto un utile catalizzatore di consenso e le scelte del suo esecutivo seguono le direttrici indicate dai precedenti governi, partendo dai primi anni ’90, e i trattati che hanno sancito la nascita e lo sviluppo dell’Unione Europea. Le riforme della scuola e dell’Università, quelle sulle pensioni o sul lavoro, le privatizzazioni e il taglio ai servizi: non troveremo mai un elemento di discontinuità ma la progressiva erosione di tutte quelle conquiste e quei diritti frutto dello scontro di classe in anni in cui i rapporti di forza tra capitale e lavoro erano indubbiamente diversi rispetto ad oggi.
Non ci sentiamo di dire che oggi siamo arrivati alla chiusura del cerchio anche perché se allunghiamo lo sguardo verso l’altra sponda del Mediterraneo o nella periferia a est dell’Ue vediamo come la guerra sia una realtà a noi sempre più vicina e la crisi di questo sistema rende ogni scenario meritevole di esser preso in considerazione.
Possiamo dire però che l’attacco rivolto oggi ai lavoratori è un attacco a tutto tondo che, all’ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di milioni di proletari, aggiunge altro: un attacco culturale e ideologico al LAVORO! Sappiamo benissimo che l’art.18 non tutela tutti i lavoratori, che molte volte la questione del licenziamento si risolve prima di arrivare davanti al giudice e anche nel caso ciò avvenga il lavoratore preferisce l’indennizzo al reintegro sul posto di lavoro. Ma sappiamo anche che l’art.18 è il simbolo, l’emblema delle conquiste operaie. Abolire l’art.18 vorrebbe dire distruggere nell’immaginario collettivo una roccaforte fino ad oggi inviolabile.
Per portare fino in fondo quest’attacco l’esecutivo di Renzi, la stampa borghese e la sua propaganda stanno utilizzando tutti gli strumentini di cui sono in possesso proprio grazie alle leggi che negli anni hanno stratificato, differenziato, separato e diviso le condizioni di vita della classe facendo leva sulle contrapposizioni tra “precari” e “garantiti”, “giovani” e “vecchi”, lavoratori “di serie A” e “di serie B”.
Dobbiamo registrare che per l’ennesima volta siamo arrivati allo sciopero generale in ordine sparso, con due scioperi generali chiamati nell’arco di due settimane, che, senza entrare nel merito delle scelte dei vari sindacati di base, hanno messo i lavoratori di fronte ad un calendario che creava più confusione e difficoltà che non chiarezza.
Allo stesso tempo osserviamo come le lotte, le vertenze e le mobilitazioni che hanno segnato l’inizio di questo autunno siano degli ottimi presupposti e lo stesso sciopero dei metalmeccanici chiamato dalla FIOM rappresenta una scelta dovuta alle spinte che arrivavano dalla base operaia.
Per questo il 14 novembre pensiamo sia importante prendere parte allo sciopero lanciato dal sindacalismo di base ed essere in piazza.
Respingere l’attacco verso i lavoratori vuol dire avere una tenuta, oltre che sul piano pratico, anche su quello culturale e ideologico. Vuol dire anzitutto non riproporre le divisioni di cui il capitale è artefice ed utilizzare le nostre di categorie: definire la “precarietà” come una condizione di vita a cui tutti i proletari sono ridotti dal Capitale e non tanto come una forma contrattuale utile ai padroni a dividere i lavoratori.
Vuol dire ribadire che la classe ha sempre ottenuto le sue vittorie basandosi su un patto di solidarietà intergenerazionale e che le rotture semmai è giusto avvengano sulle posizioni politiche e non certo sull’età anagrafica. Vuol dire che sarebbe ora di smettere di alimentare il circolo vizioso della corsa al ribasso dove un lavoratore che si sente meno garantito pensa di migliorare la sua condizione se altri perdono i diritti di cui lui non ha mai goduto, quando invece la “soluzione” sarebbe quella di lottare assieme per migliorare le condizioni di vita di tutti i lavoratori.
Vuol dire riaffermare che lo SCIOPERO è uno strumento indispensabile per la lotta dei lavoratori e non correre dietro alle sirene che ci dicono che lo sciopero ormai è inutile perché “tanto le fabbriche chiudono” oppure che “tanto ormai non si può più scioperare perché precari o disoccupati”: occupati e disoccupati ci sono nella misura in cui al Capitale è necessario per tenere bassi i salari e fare più profitto!
E’ importantissimo che lo SCIOPERO si riversi sul territorio e vi interagisca con manifestazioni, blocchi, presidi, picchetti; è giusto che rappresenti anche un momento catalizzante di tutte le vertenze aperte sul territorio, ma dobbiamo sempre tenere presente che lo sciopero, prima di tutto, parte e si manifesta suoi luoghi di lavoro e di sfruttamento e deve essere soprattutto blocco della produzione.
Lo SCIOPERO è una spinta al dibattito, all’unione in termini pratici e teorici, all’organizzazione dei lavoratori…per questo è importante esser in piazza il 14 novembre con i Sindacati di Base, per questo è importante SCIOPERARE!