18 Marzo 2019 – 18 Marzo 2020
Un giorno che resta e resterà scolpito nella memoria, personale e collettiva, un giorno che resterà impresso nella storia della nostra città e di chi, ovunque, ha a cuore la libertà e la lotta per la sua conquista.
Non c’è niente di più lontano dalla retorica che credere fortemente che sia così. Perché ciò che ci lascia Orso, Lorenzo, Heval Tekoser, ci rimbalza in testa, nel petto, negli occhi, con gli stessi brividi di un anno fa.
Qualcuno di noi, Lorenzo, lo aveva conosciuto negli anni, per Firenze, fra le cucine dei ristoranti della città, altri nelle serate hip-hop o nelle feste, alcuni ci avevano pure discusso sulla porta del Centro Popolare. Altri, invece, lo hanno conosciuto come il ragazzo partito un anno prima da Rifredi per unirsi ai combattenti delle YPG-YPJ e hanno sentito la sua voce per la prima volta negli audio-video che decideva di inviarci, o leggendo i suoi racconti -oltretutto mozzafiato, per la crudezza di ciò che raccontava e l’emozione e la semplicità con le quali parlava-, o grazie ai racconti dei suoi compagni/e internazionali, irlandesi, francesi, che passarono del CPA per incontri e iniziative.
Figlio, amico, collega di lavoro, fratello di crew. Per sua scelta era diventato molto di più di tutto questo.
Con la sua scelta, maturata e consapevole, di lasciare Firenze, i suoi affetti, le sue sicurezze, cambiare radicalmente vita, Lorenzo aveva scelto di rischiare tutto per combattere in prima linea (a migliaia di km da casa) una lotta, armi in pugno, che investe tutti gli aspetti della vita.
Che trasforma e ribalta i rapporti tra le persone, i generi, i modi di pensare, che libera i legami di dominio, di etnia, di genere e di classe. Una Rivoluzione che, in quante tale, è rischiosa, scomoda, attaccata da molti nemici, in ogni dove. E va difesa. Con coraggio, quel coraggio che Orso dimostrava di avere in ogni azione, che lo portava a partire per il fronte ogni volta che arrivava la voce che vi era un battaglione in partenza, che lo ha reso celebre fra i suoi stessi compagni/e di lotta, che lo ha portato ad essere in prima linea fino all’ultimo giorno.
E a cadere, a due giorni dalla cacciata militare di Isis dal suolo siriano.
La lotta comune, la solidarietà, intesa come responsabilità nella difficile messa in discussione di ogni privilegio, come legame con chiunque stia lottando per la libertà, in una trincea in Rojava, sulle montagne kurde, nelle strade cilene o nelle celle delle carceri italiane, come condivisione nella bellezza della lotta e del dolore per le perdite subite.
Sentirsi ancora parte di una storia comune, difficile più che mai, ma mai interrotta, di resistenza.
L’urgenza di costruire legami e relazioni capaci di contribuire alla liberazione e all’emancipazione.
Questo, un anno fa, ci ha ricordato Lorenzo col suo sacrificio. E tutto questo vogliamo ricordare.
A distanza di mesi, ci resta la consapevolezza che anche la memoria è strumento di lotta, non solo per noi, ma anche per tutti quelli che nasceranno. La memoria è l’antidoto all’oblio e all’ipocrisia di chi sa che con Orso non aveva niente a che spartire: politicanti, giornalisti e benpensanti vari.
Pensare che proprio ieri Eddi, una giovane compagna italiana che come Lorenzo era partita per il Medio Oriente abbracciando la Rivoluzione socialista, femminista ed ecologista del Rojava è stata condannata a due anni di stretta “Sorveglianza Speciale” in quanto “Socialmente pericolosa”. Questa misura del codice penale fascista, che restringe le fondamentali libertà personali, chiarisce ancora una volta quali sono le parti in causa: chi lotta contro l’Isis e chi vende armi allo stato turco, chi viene perseguitato per aver rischiato la vita contro la barbarie jihadista e chi, armando i carnefici dei combattenti per la libertà, ordina persecuzioni politiche. Il provvedimento contro Eddi ci ricorda come la lotta di Lorenzo, le sue idee, la sua scelta sia tutto ciò che dobbiamo continuare a percorrere, anche e sopratutto ripartendo da qua, nei nostri quartieri, dove viviamo e lavoriamo, nelle nostre relazioni.
Deve rimanerci la responsabilità della scelta come impegno morale: ognuno di noi deve dare qualcosa, ognuno di noi ha il dovere di scegliere qual è la sua parte, il suo impegno, consapevoli anche che c’è un prezzo da pagare.
Orso ci ha insegnato a combattere la rassegnazione, la frustrazione, la rabbia: “Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza. Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai, neppure un attimo.”
Il futuro non è già scritto. Cambiare si può. Partendo da noi stessi.
Orso vivrà, se continuiamo a lottare.
Nel ricordo di Lorenzo, alla lotta, accanto ad Eddi!
Compagne e compagni del CPA Firenze Sud