Oggi, lunedì 11 Gennaio 2021, a Milano inizia il processo ai/alle compagni/e solidali con il popolo palestinese. Così come negli Usa e in molti paesi europei, dove la critica a Israele è già reato, contestare l’entità sionista e le sue politiche significa essere fermati, denunciati, processati.
E’ la sorte che è toccata ad alcuni attivisti milanesi in occasione della contestazione allo spezzone della Brigata Ebraica nel corteo del 25 Aprile 2018 (peraltro ripetuta molte volte negli anni) e ad altri attivisti a Roma e a Catania per il passaggio del Giro d’Italia, partito nel 2018 da Israele e in particolare da Gerusalemme, appena dichiarata da Trump capitale indivisibile dell’entità sionista. Ed è quello che vorrebbe l’”osservatorio Solomon sulle discriminazioni”, che ha recentemente accusato gli studenti torinesi di Progetto Palestina di diffondere idee antisemite in università. E non dimentichiamo che anche a Firenze l’associazione “Italia-Israele” ha incontrato il rettore per chiedergli di adottare la definizione di antisemitismo “elaborata” dall’IHRA (International Holocaust Remmbrance Alliance), che vede l’antisionismo come una delle forme più diffuse di antisemitismo.
Queste, come molte altre, sono iniziative tese a screditare i sostenitori della causa palestinese e ad evitare che l’entità sionista venga criticata e contestata, in particolare in occasione di operazioni di propaganda come quella del Giro d’Italia o del corteo celebrativo della resistenza e della liberazione del 25 Aprile a Milano. Due operazioni che mirano a incassare sostegno e a dare un’immagine nel mondo di un’Israele giovane, colorata, cosmopolita, moderna e democratica, mentre dietro a questa facciata ci sono occupazione, pulizia etnica, apartheid, sfruttamento. Infatti, a Milano il 25 aprile sfilano le bandiere israeliane, come ammette l’associazione “Amici di Israele” che nel 2004 scriveva: “siamo stanchi di partecipare circondati da bandiere palestinesi”. La stessa associazione dichiara che la decisione di sfilare con la Brigata ebraica è solo un passaggio di un percorso che deve portare allo “sdoganamento del sionismo”.
E il colmo è che i compagni sono accusati di “istigazione all’odio razziale”, capovolgendo spudoratamente la realtà: è così che attivisti impegnati quotidianamente nell’antifascismo e nell’antirazzismo, nell’appoggio ai popoli in lotta per la propria autodeterminazione, diventano “antisemiti” solo perché criticano Israele e le politiche sioniste. Uno stato frutto di un’ideologia colonialista e razzista, che viene usualmente descritto come “l’unica democrazia del Medio Oriente”, ma che invece è uno stato confessionale, nelle cui leggi fondamentali è scritto, nero su bianco, che “Israele è lo stato-nazione del popolo ebraico”, dove non solo i cittadini arabo-palestinesi sono cittadini di serie b, ma anche gli ebrei sefarditi e originari del Corno d’Africa, così come tutte le fasce meno abbienti, vengono discriminati in tutti gli aspetti della vita e della società.
In effetti oramai non sorprende neanche più che lo stato sionista sia preso a modello sia dalle “sinistre” securitarie che dalle destre sovraniste e nazionaliste europee e non solo, che trovano nel suprematismo, nel militarismo e nel controllo sociale israeliani la via da seguire.
Per tutti questi motivi respingiamo con forza al mittente l’accusa di razzismo e antisemitismo, esprimiamo la nostra più convinta solidarietà a tutti i compagni e compagne indagati/e e sotto attacco, e dichiariamo inaccettabile l’offensiva portata avanti dal sionismo e dai suoi complici contro l’agibilità politica del movimento di solidarietà al popolo palestinese e contro la libertà d’espressione in generale. Perché è un diritto, oltre che un dovere, criticare e contestare Israele e i suoi governi, le sue politiche di occupazione, colonizzazione, apartheid (adesso anche sanitario, vista la scelta del governo israeliano di negare il vaccino anti-Covid ai medici palestinesi dei territori occupati mentre continua a somministrarlo ai coloni illegali in Cisgiordania, oppure visti gli episodi di distruzione di laboratori palestinesi usati per fare i tamponi) che condannano, assieme all’imperialismo dell’alleato americano, tutto il Medio Oriente ad un presente e un futuro di guerra e ingiustizia. Così come è un diritto e un dovere quello di denunciare gli accordi di Abramo, che normalizzano le relazioni tra Israele e alcuni stati arabi come Bahrein, Emirati Arabi, Sudan e Marocco, tradendo la causa e lasciando sempre più soli i palestinesi di fronte ai progetti di annessione, colonizzazione e spoliazione della loro terra.
Infine denunciamo il ruolo complice dell’Italia, che addirittura in tempo di pandemia trova utile siglare l’ennesimo accordo di collaborazione e scambio in campo militare, predisponendo una spesa di circa 350 milioni di euro che, manco a dirlo, sarebbe stato più utile spendere nel campo della sanità pubblica, della scuola, dei trasporti e del sostegno alle fasce popolari più in difficoltà, anziché nella guerra imperialista al fianco dei sionisti.
Solidarietà agli/alle attivist* colpit* dalla repressione!
Non siamo antisemiti ma antisionisti, antirazzisti e antifascisti!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
CPA Firenze Sud
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Krisis – Collettivo di studi umanistici e della formazione
Rete Collettivi Fiorentini