PROCESSO CONTRO IL MOVIMENTO FIORENTINO, IL 19 FEBBRAIO 2019 ORE 9.30 PRESIDIO SOTTO IL TRIBUNALE DI FIRENZE IN OCCASIONE DEL PROCESSO D’APPELLO!
Con la sentenza di primo grado per il Processo contro il movimento fiorentino i giudici hanno condannato 67 compagni e compagne a pene tra i 6 mesi e i 2 anni, per un totale di oltre 60.
L’inchiesta, iniziata nel 2009 a partire dalle mobilitazioni studentesche e ben presto allargatasi ad altri ambiti e alla maggior parte delle realtà militanti del territorio fiorentino, è stata costruita attorno alla presunta esistenza di un’Associazione a Delinquere.
Prima il 4 maggio e poi il 13 giungo 2011 furono emesse 35 misure cautelari con un arresto in carcere, altri ai domiciliari e obblighi di firma.
In primo grado è caduta l’accusa di associazione a delinquere e i giudici hanno assolto i compagni e le compagne imputate per questo reato: è caduto tutto il teorema giudiziario alla base del processo e montato dal PM Coletta e dal GIP Rocchi. Rimane però il fatto che questo capo d’accusa abbia permesso la costruzione di un’inchiesta di questo tipo con intercettazioni e pedinamenti, che hanno riguardato un lasso di tempo molto lungo dando modo di monitorare e controllare l’attività politica dei compagni per due anni e giustificare pesanti misure cautelari.
I reati su cui sono state emesse le condanne riguardano fatti di piazza e avvenimenti specifici. I giudici partivano dalle richieste del PM Coletta per un totale di quasi 72 anni di carcere. Nonostante sia caduta l’accusa di Associazione a Delinquere il totale degli anni di condanna però si avvicina di molto alle richieste iniziali.
Da una parte i giudici disconoscono l’impianto del processo, dall’altro hanno colpito duramente episodi che secondo loro hanno rappresentato momenti di innalzamento del livello dello scontro come la contestazione a Daniela Santanchè all’Università di Novoli e le manifestazioni di solidarietà successive ai primi arresti del 4 maggio che criticavano le decisioni dei magistrati e mettevano in discussione la legittimità stessa delle decisioni istituzionali.
Alla luce di quanto stiamo vivendo a 10 anni di distanza pensiamo sia opportuno rivendicare il nostro protagonismo nelle lotte contro le politiche fasciste e razziste, contro le riforme della scuola, dell’università e del lavoro dei governi di allora e sottolineare quanto i motivi che ci spinsero ad organizzarci e scendere in piazza allora siano validi ancora oggi.
Manifestare la solidarietà ai compagni imputati in questo processo vuol dire difendere la legittimità di quelle posizioni.
Manifestare la solidarietà ai compagni imputati in questo processo vuol dire affermare che la lotta è una scelta ma anche una necessità. Significa esser consapevoli che alla lotta corrisponde un prezzo da pagare, ma è l’unico modo per riprenderci un presente e un futuro in cui le nostre vite non valgono solo nella misura in cui sono compatibili e produttive per questo sistema di guerra, sfruttamento e disuguaglianza.
Il 19 febbraio ci sarà l’udienza in cui i giudici della corte d’appello torneranno ad esprimersi, tra gli altri, anche sull’accusa di associazione a delinquere in virtù del ricorso presentato dal PM Coletta.
Solidarietà a chi lotta! Il movimento fiorentino non si processa!