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Lunedì 10 Dicembre
Ancora in Piazza per
Riccardo Magherini

47686933_10217346545597950_3271109902235336704_nANCORA IN PIAZZA PER RICCARDO MAGHERINI, CONTRO GLI ABUSI IN DIVISA E LE MORTI DI STATO.

Lunedì 10 dicembre saremo in Piazza Santo Spirito a partire dalle ore 18.30 rispondendo all’appello lanciato dai familiari, dagli amici di Riccardo Magherini e da ACAD.

Crediamo che la memoria e il ricordo, oltre un livello più intimo e soggettivo, siano parte di un ingranaggio collettivo all’interno del quale vogliamo dare il nostro contributo.

Forse alcuni avrebbero tutto l’interesse affinché questi momenti si fermassero alla retorica, al cordoglio, al ricordo commosso. Così non è e così non sarà.

La “memoria” svolge a pieno il suo compito nel momento in cui fa sì che se lo sguardo e il cuore sono rivolti al passato, la testa sappia guardare ad una prospettiva futura.
Solo così saremo in grado di restituire a Riccardo Magherini e alla sua storia la dignità che qualcuno vorrebbe toglierli ancora, dopo averlo ucciso e definito “un tossico” per dimostrare che in fondo “se l’era andata a cercare”, come se poi questo fosse un alibi per giustificare un omicidio.
Solo cosí restituiremo la sua storia alla viva memoria di chi oggi è qua e lotta perché fatti del genere non accadano più.

Perchè questa lotta sia efficace dobbiamo cercare di fare un passo in più, saltare dal “particolare” della storia di Riccardo, ad un piano più generale e complessivo.

Sgombriamo il campo da qualsiasi tipo di equivoco: qui non stiamo parlando delle colpe di questo o quel governo, di questo o quel ministro. Semmai lo sono tutti allo stesso modo poichè hanno agito in continuità: ultimi in ordine di tempo Minniti con il Pd e Salvini con il Dl Sicurezza come espressione del governo in carica.
Qui stiamo parlando dello Stato, stiamo parlando di come questo abbia strutturato i propri apparati, in particolare quelli repressivi, di quale funzione questi esercitino, a difesa di quali interessi, di come gli uomini in divisa vengono addestrati per svolgere il ruolo sociale assegnato loro.
Viviamo in una società basata sulla guerra e lo sfruttamento. Gli apparati di sicurezza e repressivi svolgono il compito di assecondare e tutelare questi interessi. Vengono addestrati per intervenire e agire in zona di guerra ad alta e bassa intensità, siano esse le strade delle città irachene e afghane oppure le nostre città per sedare le rivolte o moti di piazza.

Gli uomini in divisa sono addestrati secondo manuali e direttive prodotte nell’ambito della NATO e sulle pratiche di quanto accaduto in questo paese negli anni ’70 e ’80 che culminarono con le torture contro i militanti politici.

Questo è l’approccio che hanno quando intervengono in strada. La morte di Riccardo Magherini per lo Stato non è altro che un effetto collaterale di tutto ciò. Ecco perché, per quanto tutti noi si ritenga che la sentenza di assoluzione dei Carabinieri sia vergognosa, è in realtà perfettamente coerente con lo stato di cose che abbiamo davanti: i Carabinieri intervengono come da protocollo ed uccidono un uomo che chiedeva aiuto per strada ed un altro pezzo di Stato, la magistratura, sancisce la loro impunità per il principio secondo il quale i militari sono addestrati per altro e non potevano prevedere quella morte.

Se anche tutto questo ragionamento ad alcuni puó sembrare una forzatura é perché lo Stato negli anni ha lavorato anche nella direzione di separarci, isolarci, arrivando a rendere realtà uno slogan sbandierato tanti anni fa contro gli scioperi e le lotte dei minatori inglesi: “la società non esiste, esistono solo gli individui!”.

In questo modo ci hanno privato di quella forza e intelligenza collettiva che ci permette di mettere in relazione fatti specifici come quello di Riccardo, che poi possono essere fatti passare anche come accidentali, con ciò che li determina su un livello superiore.

Ma non è detto che questo giochino riesca sempre: la manifestazione del 17 novembre da una parte, la coreografia che la Fiesole ha dedicato a Riccardo dall’altra e la giornata di del 10 dicembre dimostrano che collettivamente siamo in grado di riaffermare la verità, oltre le loro sentenze, oltre i loro tempi, oltre i loro modi e oltre la loro censura.
Dobbiamo continuare a farlo.

Dobbiamo andare oltre: rinsaldare legami sociali e politici, riattivare pratiche di solidarietà e mutuo soccorso accrescendo consapevolezza e coscienza che solo arrivando ad essere una forza di cambiamento e trasformazione di questa società, creandone una che superi le logiche di guerra, sfruttamento e disuguaglianza potremmo evitare che la lista dei Riccardo, degli Stefano, dei Federico e dei tanti altri che sono morti o usciti menomati dai controlli di polizia continui ad allungarsi.

Perché solo cosí in questo paese si smettarà di morire di abusi in divisa così come si continua a morire di lavoro, di eroina, di razzismo o di maschilismo e violenza di genere.

CPA Fi*Sud