

25 Aprile in piazza Santo Spirito.
A Sugo, a chi ha lottato per tutta la vita, a chi è caduto combattendo per la libertà.
Per noi è un orgoglio esser tornati ancora una volta per le strade di San Frediano, un quartiere simbolo della Liberazione di Firenze, ed averlo attraversato assieme a migliaia di antifasciste e antifascisti.
Per rendere giustizia ai caduti della lotta di Liberazione, a coloro che hanno combattuto la lotta partigiana, il nostro compito è continuare a lottare per portare a compimento la Liberazione.
Sostenere ancora oggi che il risultato della Resistenza siano “democrazia” e “Costituzione”, come fossimo nell’immediato dopoguerra, vuol dire svilirne il portato, il significato storico e l’esempio.
Quelli furono sicuramente passaggi di trasformazione ma anche di mediazione, che già nell’immediato costarono molto caro tra l’amnistia ai fascisti e il tradimento di quei partigiani per cui la lotta di Liberazione non era finita il 25 Aprile del 1945. Il caso più emblematico rimane quello della Volante Rossa.
A distanza di 80 anni possiamo dire che quei compagni avevano visto sin da subito quanto fossero fragili quelle conquiste, di quanto fosse pericoloso il tentativo di pacificazione che riportò molti fascisti a ricoprire cariche di comando nell’esercito e nelle forze di polizia della Repubblica nata dopo la caduta del fascismo, del loro connubio con le forze USA e in seguito con quelle della NATO.
Non a caso l’Italia è stata segnata da tentativi di colpo di stato, dalle bombe sui treni e nelle piazze, dai colpi di pistola sui cortei operai e gli scioperi dei braccianti.
Non è un caso che la Costituzione oggi non sia altro che un “pezzo di carta”, proprio perché i rapporti di forza si sono sbilanciati a svantaggio di chi ne rivendicava la parte più avanzata.
La “democrazia” è la forma di governo del capitalismo e dello Stato di guerra: in nome della sua presunta difesa oggi si giustificano barbarie simili a quelle che segnarono gli anni ’30 e portarono allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nonostante gli anni del fascismo, fatti di galera, confino e repressione, la Resistenza fu possibile perché sotto la cenere continuò a bruciare la rete clandestina che permise di dar vita ai GAP, alla Brigate Partigiane e alle SAP.
I GAP furono avanguardia nelle città colpendo i gerarchi fascisti, l’occupante nazista oppure dando copertura alle azioni di assolto ai forni contro le misure di austerità.
Le Brigate Partigiane furono rifugio, preparazione politica e la leva dell’insurrezione che coinvolse un gran numero di disertori e renitenti alla leva.
Le SAP furono infine il collante con il corpo operaio e bracciantile nelle grandi fabbriche e nelle campagne.
Il 25 Aprile della Firenze Antifascista pone, tra le altre, una questione prendendo spunto da proprio quell’esempio: lanciare una campagna di massa per disertare la guerra, assumerci collettivamente il peso e le conseguenze di quella scelta, organizzarla in lotta politica proprio contro il sistema della guerra.
Secondo noi questo è un tema centrale e ineludibile già adesso e ancor di più per gli anni che verranno.
Portare a compimento la Liberazione vuol dire guardare la salita che abbiamo davanti.
Una salita che sembra infinita, di cui non si scorge la fine. Tra noi e quella vetta forse ci saranno anni pesanti, fatti di guerra, genocidio, repressione.
Pensiamo però di avere molte altre alternative al cercare di raggiungerla?
Firenze Antifascista