In lotta contro guerra, sfruttamento, devastazione e speculazione!
Il 12 dicembre è una data significativa per l’Italia, per l’anniversario della strage di Piazza Fontana che, nel 1969, inaugurò la strategia della tensione e evidenziò i legami di fascisti, apparati dello stato e settori internazionali legati agli Stati Uniti attraverso GLADIO, ed importante per Firenze, dove il 13 dicembre 2011 un fascista di Casapound sparò a diversi lavoratori ambulanti senegalesi, uccidendone due e ferendone altri 3. Strage, come sempre accade quando di mezzo ci sono fascisti ed apparati, mai completamente chiarita, con uno strano suicidio. Una data in cui, quindi, forte deve essere espresso il nostro antifascismo.
Ed il 12 dicembre siamo in piazza contro il governo del PD e le politiche di guerra e sfruttamento, mentre alla Leopolda si autocelebra ancora una volta il carrozzone di propaganda di Renzi, perché riteniamo che il Pd oggi, con un ruolo di protagonista ritagliato per il volto “nuovo” e pulito di Renzi, rappresenti il principale settore politico che sta portando avanti, da anni a questa parte, politiche di attacco alle classi subalterne sul piano interno, e sia tra i principali riferimenti internazionali per le classi dominanti europee e nordamericane.
Riforme strutturali delle istituzioni, Jobs Act, Buona Scuola, privatizzazioni, attacco allo sanità ed alle politiche sociali, politica delle grandi opere e di saccheggio dei nostri territori, in perfetta sintonia con le tecnocrazie della UE e del FMI, sono le direttive su cui si è mosso anche il governo Renzi, dopo 20 anni comunque di progressivo attacco ai diritti economici e sociali dei lavoratori e progressivo svuotamento anche delle più elementari garanzie della democrazia borghese, con l’obiettivo della costruzione di una società dove la forza sia tutta sbilanciata a favore del capitale contro il lavoro, dove qualsiasi cambiamento sia funzionale agli interessi dei padroni. Una società che si deve conformare a questi interessi in tutti i suoi aspetti, da quello istituzionale fino al rideterminare su queste basi ogni rapporto sociale, nelle scuole, nelle piazze, sui posti di lavoro. L’essenza di questa politica non è solo qualcosa di facciata ma la volontà di cambiare definitivamente e radicalmente i rapporti sociali e indebolire alla radice qualsiasi movimento di classe ed e di emancipazione, attraverso una costante gerarchizzazioni dei poteri, in cui ancor di più il governo e gli organi esecutivi diventano i detentori quasi unici dei poteri. Assistiamo quindi, da anni a questa parte, ad un processo che, a partire dai gangli centrali dello stato per finire alle sue diramazioni periferiche come scuole e strutture locali dello stato, centralizza i poteri decisionali nelle mani di pochi.
Tutto ciò avviene in una situazione in cui la guerra è un elemento determinante nello sviluppo dell’intero sistema economico e politico internazionale.
La guerra, perché siamo in guerra come affermato ultimamente anche dal Pentagono, rappresenta oggi la principale direttrice su cui si sviluppano le politiche degli stati e strumento principale di affermazione degli interessi. E’ in corso una guerra che coinvolge tutti, in cui alleati, amici, avversari e nemici si confondono, che investe territori e popoli ieri lontani, oggi sempre più vicini, di cui i governi occidentali sono i principali fautori ed interpreti; guerre per il petrolio, per la gestione delle risorse e dei paesi, guerre per la tutela e l’affermazione delle grandi multinazionali e delle strutture dominanti del capitale, in cui non è certo la difesa di valori etici la molla che spinge a bombardare o a farsi saltare in aria. Guerre in cui sempre di più dobbiamo contare i nostri morti. E la condizione di paese in guerra rende necessario un immaginario utile a definire una serie di politiche già da anni sviluppate nel nostro come negli altri paesi. In nome della guerra tutto è consentito. Le politiche di austerity, tagli ai salari ed alle spese sociali, limitazioni del diritto di sciopero, repressione generalizzata e cultura dell’emergenza, erano già ieri all’ordine del giorno. Alla condizione di guerra fa seguito la militarizzazione dell’intera società, con l’attacco a qualunque voce critica, non allineata, in nome della difesa dei nostri interessi collettivi, che altro non sono che la possibilità di continuare ad arricchirsi per i padroni, di continuare a vendere armi e speculare sulle guerre. Esercito nelle strade e ferrovie occupate come negli ultimi giorni da convogli militari, spese militari fuori controllo a scapito delle spese sociali, metal detector, controlli, sgomberi delle scuole con la polizia, repressione di qualsiasi istanza conflittuale che non si conforma alla cultura dominante.
E’ questa la condizione in cui siamo oggi ed ancor di più saremo domani. E nostro ruolo quindi è farne una battaglia ideologica e pratica per affermare che non sono le religioni o le etnie che muovono alla guerra ma gli interessi dominanti che fanno le guerre con le religioni e le etnie, che la soluzione non è ancora più guerra (come se già prima non bombardassero), non è divisione con il corpo immigrato, che altro non farà che acuire le differenze e favorire le derive reazionarie islamiste. Che la guerra non è altro che un ulteriore strumento di sfruttamento delle classi subalterne, nel centro Europa come nelle periferie, che il PD e questa classe politica altro non rappresentano che strumenti per queste politiche.
In lotta contro guerra, sfruttamento, devastazione e speculazione
SABATO 12 dicembre ore 15.30 Piazza San Lorenzo Manifestazione contro Renzi ed il PD
Centro Popolare Autogestito Firenze sud