Ci risiamo, la sera del 3 Gennaio ha avuto luogo l’ennesimo suicidio in carcere, questa volta a Sollicciano. Non ci meravigliamo, non piangiamo, non ci stupiamo, siamo incazzati.
Si parla di suicidio descrivendo il fatto ma eliminandolo dal contesto, si parla di suicidio rendendo la persona unica responsabile delle proprie azioni.
Si parla di suicidio, ma sono omicidi di Stato, e a morire sono sempre gli stessi, gli ultimi.
Viviamo in un’Italia che si riempie la bocca di parole come giustizia sociale, uguaglianza davanti alla legge, carcere rieducativo, ma sappiamo benissimo che sono tutte stronzate.
In carcere non ci finiscono i ricchi, i politici corrotti e chi sequestra persone in mare, dato che tanto “il fatto non sussiste”. In carcere ci finiscono i fastidiosi, gli scomodi, gli stranieri, gli indecorosi, coloro che non hanno diritto ad un posto in questo mondo e vengono lasciati a marcire in quelle celle fatiscenti, spesso spenti e annullati con trattamenti a base di psicofarmaci.
Il Garante dei detenuti Giuseppe Fanfani dichiara a favor di giornale di sentirsi “profondamente umiliato nel ruolo ogni volta che accadono queste cose. Più vado avanti – aggiunge – e più mi chiedo se il carcere come lo intendiamo noi sia qualcosa di utile”.
Noi sappiamo cosa rispondere all’ipocrisia di certe dichiarazioni. Carcere rieducativo un cazzo, il carcere è punitivo e spesso la vera pena è la morte. Se scampi a questa, vivrai comunque una vita marchiato da delinquente e magari portandoti dietro la dipendenza da psicofarmaci che il carcere stesso ti ha creato.
Abbiamo appena passato il 2024 segnato da circa 240 morti in carcere di cui 89 suicidi, e l’ultimo di questi proprio la sera del 31 Dicembre. Appena due giorni dopo siamo costretti a ricominciare a contare. Non siamo disposti a farlo nel silenzio e non ci uniamo a coloro I quali, come falchi, aspettano solo l’ennesima morte per dire le solite cose e cioè che solliciano deve chiudere.
Galere e CPR non ne vogliamo più, colpo su colpo le butteremo giù!