Il 25 e 26 novembre si terrà a Firenze un vertice NATO aperto ai paesi del Mediterraneo, il Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente (Gsm) dell’Assemblea parlamentare della Nato.
Il sindaco Nardella, senza sprezzo del ridicolo, ha descritto questa come occasione per Firenze per promuovere “un messaggio di dialogo e di pace rivolto a tutto il mondo”, accostando la figura di Giorgio La Pira proprio alla NATO, cosa che avrà provocato sicuramente un sussulto al defunto sindaco di Firenze.
A Nardella certo non sfuggirà che la NATO è un’alleanza MILITARE, e come tale uno strumento di GUERRA, o forse diventa “finalmente” chiara la concezione che il PD ha della parola pace. Come infatti un vertice di questa organizzazione possa mandare messaggi di pace rimane un dilemma irrisolto. Anche perché, diciamolo, la NATO, nei suoi oltre 60 anni di attività tutto ha fatto tranne che promuovere la pace. Infatti ci ricordiamo bene di GLADIO, del suo ruolo nella strategia della tensione in Italia, di sostegno ed ispirazione per tanti neofascisti nostrani autori di stragi e bombe nelle piazze, e ce la ricordiamo per quello che ha fatto all’ex Jugoslavia nel 1999, Afghanistan e Libia negli anni successivi, per l’addestramento delle milizie neonaziste in Ucraina, o per le migliaia di basi militari in tutto il mondo.
Non se la dimenticano le popolazioni della ex Jugoslavia o dell’Iraq, bombardate con l’uranio impoverito.
Non se la dimenticheranno certamente i sardi, la cui isola è occupata militarmente e continuamente inquinata dalla presenza dei militari NATO e, tragicamente, nessuno si dovrà dimenticare della STRAGE del 4 ottobre 2015, con il bombardamento NATO dell’ospedale di MSF e la morte di 19 persone tra medici e pazienti. Questa è la NATO…altro che pace!
Arrivando all’oggi, anche questo vertice appare come un passaggio per definire una strategia militare in un’area, il Mediterraneo, attraversata da molteplici conflitti. Un tentativo di assumere un ruolo che consenta ancora a Unione Europea e USA di mantenere il controllo di un territorio strategico. Agitando il fantoccio dell’ISIS, “creatura” degli stessi USA come più volte ammesso dalla stessa Clinton, o le presunte migrazioni di massa, si cerca la legittimazione per continuare ancora in una rincorsa alla guerra in uno scenario veramente pericoloso, di scontro tra potenze regionali e mondiali.
Precederà il vertice l’esercitazione Trident Juncture 2015, al via il 4 ottobre, la più grande esercitazione dalla caduta del Muro di Berlino. In Italia, Spagna e Portogallo. 36 mila uomini, 60 navi e 200 aerei da guerra.
Non si sa bene quindi di quale pace parli il sindaco di Renzi.
Quello che ospiterà Firenze sarà un vertice di guerra, un ennesimo GRANDE evento, utile solo all’immagine di qualche politicante in cerca di visibilità e carriera, alla Nardella… buono alle carriere dei solerti e zelanti, nei confronti del potere, funzionari della Questura e forse farà contento qualche padrone di alberghi del centro, o qualche padroncino che potrà far lavorare precari o al nero per un paio di settimane.
Di certo questo evento, come gli altri in preparazione a partire dal G7 del 2017, non serve alla nostra città, non servono a promuovere un’immagine degna di Firenze nel mondo: eventi come questo di fatto continuano a sequestrare la nostra città, continuano a delimitare zone vietate, continuano ad impedire che tutti noi si possa veramente vivere la nostra città. Non viene consentito nemmeno di poter manifestare liberamente come abbiamo visto in occasioni recenti come la visita di Netanyahu. Si costruiscono zone rosse dove per passare bisogna esibire anche un documento. Si urla a squarciagola per uno sciopero nei musei ma si può chiudere il Ponte Vecchio per una sfilata di moda o mezzo centro storico per fare sfilare politicanti da strapazzo.
Non crediamo di meritare questo. Crediamo che la Firenze antimilitarista, contro la guerra, che tante volte si è fatta sentire, debba rifiutare questo scenario di guerra, rifiutare la propaganda becera dei Nardella di turno, mobilitarsi contro questo ennesimo palcoscenico.
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No alla guerra