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Essere contro il DDL 1660 vuol dire…

Pubblichiamo di seguito il testo del volantino che stiamo distribuendo in questi minuti sotto la Prefettura a Firenze in occasione del presidio convocato dalla CGIL contro il decreto 1660.

ESSERE CONTRO IL DDL 1660 VUOL DIRE…

Oggi siamo in piazza contro il Ddl 1660.
Siamo qua come CPA Firenze Sud e aderenti alla Rete Liberi di Lottare.

Il 1660 non è un decreto figlio solo e soltanto della tendenza neofascista del governo attualmente in carica, ma è la lucida prosecuzione dei decreti sicurezza che l’hanno preceduto passando da Salvini e da Minniti.
Il Ddl 1660 è scritto dagli apparati dello Stato come adeguamento di un livello repressivo già in essere imposto dall’accelerazione dello Stato di guerra.

In questo decreto coesistono un salto quantitativo, con l’inasprimento delle pene per alcuni reati, e un salto qualitativo con l’inserimento di nuovi reati di cui il “terrorismo della parola” è emblema.
Questo reato è la generalizzazione di ciò che è stato imposto ad Alfredo Cospito con il 41 bis: chi ha eluso il tema coprendosi dietro il paravento dell’Antimafia speriamo almeno oggi riesca a fare questo collegamento…
Quando sulla repressione si cede in punto a crollare è tutta la diga e nessuno di chi sta là sotto sarà al riparo.

La repressione non è solo l’azione repressiva in sé ma molto altro: è il tentativo con ogni mezzo di impedire che il dissenso e la protesta escano dal perimetro di ciò che lo Stato reputa “compatibile”.
Per anni la concertazione è stata, non antagonista, ma complementare al piano repressivo definendo proprio quel perimetro.
Tra un cedimento e l’altro quel perimetro si è sempre più ristretto al punto che anche chi per anni ha collaborato con questo gioco al massacro oggi sente il rischio di rimanere fuori proprio da quel perimetro.

A chi è in questa piazza noi diciamo che oggi a Firenze c’è un compagno di Firenze Antifascista in “esecuzione pena” e un altro in attesa di “esecuzione pena” per “travisamento” durante un corteo contro la sede di Casa Pound, ci sono altri compagni sotto processo per “adunata sediziosa” per un corteo di solidarietà con Alfredo Cospito, altri ancora per “manifestazione non autorizzata” per un presidio nel prato sotto Sollicciano in cui furono denunciate pubblicamente le condizioni del carcere che poche settimane dopo hanno portato al suicidio di un detenuto, non si contano poi gli sgomberi, i daspo e i fogli di via
Ci si metta in testa, una volta per tutte, quando i compagni vengono colpiti dalla repressione che non esprimere solidarietà, che rimanere nel silenzio, che la pratica omertosa, non fanno altro che legittimare la repressione stessa.
Quindi quando “si tocca uno, si tocca tutti”, indipendentemente dalla realtà o dalla sigla sindacale d’appartenenza.

Ci si metta in testa una volta per tutte che passaggi come quello del Ddl 1660 non sono “storture” di un governo che saranno rimesse in equilibrio con una nuova legislatura.
Questo è il frutto dello Stato di guerra a cui siamo stati condotti e mentre si combatte una battaglia specifica come quella contro il Ddl 1660, non si può dimenticare il contesto in cui matura e la prospettiva verso cui si muove: pacificazione sul fronte interno, obbedienza, arruolamento e guerra sul fronte esterno.

…ESSERE CONTRO LA REPRESSIONE, LA GUERRA IMPERIALISTA E LA NATO