Un contributo verso il corteo del 14 luglio convocato da Firenze per la Palestina.
Domenica 14 luglio alle ore 19:00 saremo in piazza Santa Maria Novella rispondendo alla chiamata di Firenze per la Palestina.
In quella piazza torneremo a gridare “Palestina Libera” per sostenere chi oggi sta lottando contro l’occupazione israeliana.
Il genocidio commesso dallo Stato di Israele a Gaza attraverso bombardamenti a tappeto e poi attraverso le incursioni dell’esercito smuovono nel profondo. Lo slancio umanitario rispetto ad una situazione così drammatica tende a creare rapporti e relazioni che vanno ben oltre i circuiti di solidarietà internazionale che negli ultimi anni hanno mantenuto un livello di attenzione rispetto a quanto accadeva in Palestina.
In questo momento risulta ancora centrale lo sforzo di politicizzare lo scontro che sta maturando e renderlo fattivo anche sul nostro territorio, per mettere in discussione gli interessi israeliani e le responsabilità dello Stato italiano.
Le azioni degli studenti contro le collaborazioni con le università israeliane così come il blocco del porto di Genova, oltre alla loro efficacia, hanno avuto il valore di indicare una via e mettere in campo una pratica per raggiungere il proprio obiettivo.
Parlando di interessi comuni tra Israele e lo stato italiano poi crediamo sia necessario mettere sotto i riflettori come il sistema autoritario e repressivo messo in piedi da Israele rappresenti un modello e un orizzonte per il controllo nei contesti urbani anche alle nostre latitudini.
Lo spazio urbano infatti è il luogo dove si concentrano gli interessi economici e dove possono esplodere le contraddizioni di una società sempre più diseguale.
Chiariamo che secondo noi non esistono “laboratori di sperimentazione” ma contesti in cui specifiche condizioni determinano l’utilizzo e la messa a regime di sistemi di controllo sempre più sofisticati e capillari.
In Israele il sistema di controllo attraverso la video sorveglianza, il riconoscimento facciale e l’intelligenza artificiale rappresentano una delle punte avanzate su cui si regge il sistema dell’apartheid.
Non a caso parliamo di questo.
Tel Aviv è molto più vicina a Firenze di quanto si possa pensare.
Il 12 Dicembre scorso a Firenze, infatti, è stata inaugurata la “Smart City Control Room”, definita dall’ex sindaco Nardella “un vero e proprio gioiello di alta tecnologia attraverso la quale avremo il controllo totale dei flussi di mezzi e persone fisiche che si muovono in città”.
All’inaugurazione erano presenti autorità dell’Esercito e delle forze di polizia, oltre al Prefetto e al presidente di Smart City a cui è affidata la gestione e la manutenzione delle ormai quasi duemila telecamere installate in città.
Si tratta di telecamere di nuova generazione ad alta definizione, in grado di fornire i dati di cui necessita l’intelligenza artificiale al cuore del centro di controllo.
Tel Aviv ha rappresentato un modello da questo punto di vista. Non sono stati casuali i viaggi di Nardella in Israele.
Si tratta di un sistema dotato di sensori e capace di incrociare dati che attraverso determinati algoritmi genera segnalazioni e attiva autonomamente determinati protocolli d’intervento.
Se questo progetto viene presentato come occasione di maggiore sicurezza e efficientamento del traffico cittadino, in realtà rappresenta un salto qualitativo nel controllo arbitrario e autoritario della città.
L’algoritmo infatti funzionerà secondo i criteri che abbiamo visto messi in atto con le ordinanze comunali degli anni passati: zone rosse, daspo urbani e tutte le restrizioni imposte durante il periodo pandemico.
Ancora una volta le istituzioni cittadine ribadiscono il concetto per cui la “sicurezza” passa attraverso l’investimento di ben 2,5 milioni di euro in strumenti repressivi e non attraverso politiche sociali legate alla casa o a sostegno del reddito.
Tra l’altro non ci risulta che un sistema analogo esista per il controllo della sicurezza sui posti di lavoro o sulle condizioni contrattuali e lavorative in tutte le attività legate per esempio alla ristorazione, al comparto alberghiere o ai grandi eventi a Firenze.
Infine, ad oggi l’utilizzo del riconoscimento facciale è consentito solo per motivi legati alla sicurezza nazionale: non è difficile immaginare che in una fase di guerra quale quella che stiamo vivendo le esigenze della sicurezza nazionale possano presentarci a breve il conto sotto forma di una scansione biometrica generalizzata e di massa.
Una tecnologia e un sistema di controllo utilizzati per praticare il sistema di apartheid israeliano contro i palestinesi, oggi è una realtà anche a Firenze e verrà utilizzato come strumento di prevenzione e controllo contro il dissenso politico.
Questa è la realtà che abbiamo davanti nella nostra città.
La solidarietà con la Palestina e il rifiuto del sionismo in quanto base ideologica e reazionaria dello Stato d’Israele devono necessariamente spingerci ad una presa di coscienza.
Devono spingerci ad una conseguente mobilitazione per impedire che pratiche di marginalizzazione e isolamento, funzionali alla criminalizzazione e alla repressione del dissenso politico e di tutto ciò che verrà ritenuto incompatibile, si strutturi anche sul nostro territorio.