L’America Latina tra golpe, tentativi di destabilizzazione, ingerenze USA e la Resistenza dei movimenti popolari.
Venerdí 29 novembre alle ore 18.00 iniziativa e dibattito con Luciano Vasapollo della Rete dei Comunisti e docente di Economia a La Sapienza di Roma
AMERICA LATINA, fra GOLPE e RESISTENZA
Come compagni/e e come internazionalisti/e sentiamo il bisogno di esprimere la nostra solidarietà a chi, in America Latina, sta lottando per costruire dinamiche di uguaglianza sociale o per opporsi ad un modello neo-liberista che per troppo tempo ha affamato le classi lavoratrici, i contadini, i popoli indigeni e originari nel nome degli interessi di borghesie locali e transnazionali.
La nostra solidarietà va dunque ai compagni boliviani che hanno visto deporre il governo di Evo Morales, rieletto presidente con largo scarto dopo anni di politiche progressiste, a favore dei rappresentanti di quella borghesia di etnia bianca, ispanica o al servizio di essa, che ha rappresentato in quel paese il volto più classista, razzista, patriarcale e ingiusto e che era stata messa all’angolo dal processo di cambio sociale messo in moto dai movimenti sociali, operai, indigeni boliviani da ormai 13 anni. Questi dopo aver perso le elezioni hanno messo in pratica uno schema più volte tentato per rovesciare il potere in altre occasioni e luoghi, su tutti in Venezuela: non si riconosce il risultato elettorale come legittimo, si dà vita ad una fase di destabilizzazione per poi prendere il potere con l’appoggio esterno delle forze imperialiste e interno di esercito e polizia.
Dove non si arriva democraticamente lo si fa con la forza. Oggi in Bolivia, in Honduras nel 2007 e’ stato deposto Zelaya, in Brasile hanno arrestato Lula con false accuse per permettere al fascista Bolsonaro una facile ascesa al potere, in Venezuela dove tra embargo e tentativi di golpe la resistenza dell’ esperienza chavista assume un’ importanza strategica per tutto il continente, in Colombia dove, dopo il disarmo delle FARC e-p, si è assistito all’eliminazione fisica degli ex comandanti più esposti politicamente, oltre a quella di molti leader sindacali. Chi pensava che il tempo dei colpi di stato fosse passato dovrà ricredersi. Il capitale usa ogni mezzo necessario per imporsi, palesa la sua ferocia e spazza via ogni illusione di possibile concertazione democratica dove i suoi interessi non lo richiedano.
L’altra faccia dell’America Latina a cui va tutta la nostra solidarietà e’ quella di chi si oppone con ogni mezzo a governi di stampo neoliberista come in Cile, Ecuador, Brasile, Haiti, perché, se da una parte vengono finanziati colpi di stato e destabilizzazione, dall’altra vengono represse le popolazioni che lottano contro le politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale e ovviamente benvolute in loco dalle borghesie locali. Anche qui quando le masse lavoratrici mettono in discussione la stabilità del sistema di sfruttamento, diventa necessario l’uso della forza e allora l’esercito scende in strada e gli spettri di dittature, neanche troppo passate, tornano a farsi vedere.
Crediamo necessario sottolineare che da questo quadro di lotte e colpi di stato emerge che lo scontro tra capitale e lavoro e’ costantemente in atto e laddove non riesce a rimanere sotto traccia, garantendo una parvenza di pace sociale, si esprime con violenza. D’altronde la guerra, interna o esterna che sia, è elemento fondante della società del capitale, prescindere da questo significa illudersi, non darsi i mezzi per leggere la realtà delle cose. Non prendere le dovute contromisure significa invece limitarsi a smuovere la superficie del problema senza poter stabilizzare molte delle conquiste e dei progressi fatti. Nonostante tutto la presa del potere e la prospettiva rivoluzionaria da parte degli sfruttati, dei lavoratori, dei senza terra, delle donne e degli indigeni, è sempre una questione attuale e Cuba è lì a dimostrarlo!