Una ventina di rifugiati dovrebbero essere ospitati a partire dai prossimi giorni alla pensione Gavinana in via Uguccione della Faggiola. Neanche il tempo di farli arrivare che sin da subito si sono scatenate le “classiche” speculazioni politiche. “Finti profughi”, “immigrati economici”, “extracomunitari”, “clandestini”. Quando per strada, nei bar, nei rioni popolari per definire “qualcuno” o “qualcosa” si usano gli stessi termini propri della legislazione vigente vuol dire che qualcosa non va. Vuol dire che si sta perdendo la capacità di leggere e filtrare la realtà coi propri occhi, quelli di chi lavora, suda e fatica per arrivare infondo al mese. Vuol dire che la retorica e il populismo dei due Mattei – Renzi e Salvini -son ben lontani dall’essere sconfitti e delegittimati.
Quelle sono le categorie che chi ci governa a fasi alterne da 30 anni, utilizza per dividere, sfruttare e nel caso reprimere una grossa fetta di lavoratori disoccupati: gli immigrati. Come si dicevano Buzzi e Carminati nella Mafia-Capitale: “ormai con gli immigrati si fa più soldi che con l’eroina”. Sulla pelle degli immigrati si sta giocando una grossa partita in cui tanti, troppi, hanno qualcosa da guadagnare.
LE ISTITUZIONI. Devono gestire il “ritorno” di decenni di guerre, colpi di stato e saccheggi perpetrate in Africa e Medio Oriente: questo si traduce in milioni di disperati che premono e entrano nei confini della Fortezza Europea.
COOPERATIVE E PRIVATI. Soggetti legati alle istituzioni territoriali a cui vengono assegnati fondi pubblici in rapporto a quanti immigrati sono chiamati a “gestire”.
LA DESTRA. Tra le sue fila ormai le carriere politiche si costruiscono proprio sfruttando il tema sicurezza-immigrazione. Provate a guardare i loro siti, ad ascoltare le loro interviste e togliergli dalla bocca il termine “immigrati”… Salvini sarebbe un povero disoccupato in coda fuori da un interinale… invece siede nel Parlamento europeo.
IL PADRONATO E LE SUE ASSOCIAZIONI. Utilizzano gli immigrati come vero e proprio “esercito di riserva di disoccupati” per abbassare salari e deregolamentare il mercato del lavoro anticipando le leggi che poi verranno approvate. Un esempio. Le famose “tutele crescenti” contenute nel jobs act per i nuovi assunti sono la riproposizione in termini generalizzati della logica dei continui rinnovi del permesso di soggiorno legato al mantenimento del posto di lavoro. Anche in questo modo creano una pericolosissima spaccatura tra i lavoratori: quando serve ci dividono in giovani e vecchi, poi in precari e garantiti, all’occorrenza tra italiani ed immigrati.
Per questo siamo contrari alle politiche di ACCOGLIENZA e INTEGRAZIONE per come ci vengono imposte dalle istituzioni poiché sono la prosecuzione delle politiche di guerra fatte fuori dai confini della UE e l’anticamera di tutti quei pregiudizi che fanno degli immigrati un capro espiatorio perfetto, su cui scaricare rabbia e tensioni i cui veri responsabili sono invece i “nostri” governanti.
Possiamo scegliere… o arruolarci in questa guerra, seguire le sirene e le paure della cosiddetta “emergenza immigrazione” e alimentare la guerra tra poveri oppure possiamo rovesciare il tavolo. Possiamo rompere la logica delle divisioni, del “noi” italiani e “voi” immigrati e cercare di lottare insieme per un domani senza più guerre, disuguaglianze e sfruttamento… una storia di liberazione tutta da scrivere ma che possiamo scrivere solo assieme…
Se per esempio vivete nelle case popolari in via erbosa e non avete il riscaldamento in casa, gli infissi non reggono più, le pareti sono umide o dal tetto scendono infiltrazione potreste anche pensare di riversare la vostra legittima rabbia su una ventina di rifugiati… ma sbagliereste obiettivo perché tutti sappiamo che i veri responsabili di tutto ciò stanno in Palazzo Vecchio, sono i politici del PD che da anni non investono più nell’edilizia popolare e i loro amici palazzinari.
Anche per questo pensiamo sia fondamentale mettere in piedi un percorso di solidarietà e mutuo appoggio che da cui possano trarre beneficio tutti i settori popolari in questo quartiere, da chi già lo abita a chi deve ancora arrivare.
Centro Popolare Autogestito Fi Sud