Il 27 ottobre e il 10 novembre saranno due giornate di sciopero generale convocate da due diversi schieramenti del sindacalismo di base.
Non vogliamo entrare nel merito delle scelte che hanno portato a questa divisione se non valorizzando la spinta di molti delegati delle varie organizzazioni sindacali che hanno lanciato un appello affinché vi fosse un’unica giornata di sciopero e, a fronte della situazione data, hanno invitato i lavoratori a scioperare entrambi i giorni.
Stiamo attraversando una fase di crisi strutturale del sistema capitalista e dicendo questo intendiamo sottolineare che questa non si manifesta solo sul versante economico ma si traduce anche in crisi sociale, politica e culturale contraddistinta dalla perdita di valori e punti di riferimento.
Una situazione come quella che si è venuta a creare potrebbe portare ulteriore disorientamento tra le fila dei lavoratori ma non per questo spingerci all’immobilismo.
Pensiamo invece sia importante rilanciare, nei posti di lavoro, nelle scuole e nei quartieri, le parole d’ordine della lotta contro il governo e le politiche di austerità imposte dalla Ue.
Ancora una volta l’esecutivo si appresta a varare una manovra finanziaria di tagli a scuola, sanità e trasporti regalando ai privati settori pubblici essenziali.
La crescente repressione e le continue campagne per la sicurezza che accompagnano la militarizzazione delle nostre città fanno il paio con i licenziamenti politici, i reparti confino e il tentativo di togliere agibilità ai sindacati e ai lavoratori più combattivi.
Ancora una volta si mette mano all’età pensionabile per poi sentirsi dire da inutili analisti che “in Italia andiamo in pensione troppo presto”: vorremmo vedere loro su un ponteggio o in fabbrica a 70anni…
Ciò avviene in un contesto in cui i più giovani faticano a trovare un lavoro e quando lo trovano entrano in una realtà davanti alla quale si trovano disarmati, ricattati e sottopagati.
L’unico dato in aumento purtroppo sono i morti sul lavoro: su questo vogliamo solo ricordare che queste non sono morti casuali ma omicidi padronali, strutturali in un sistema dove si produce per il profitto e non per le reali necessità collettive.
Per questo è importante tornare ad esser punto di riferimento, saper leggere e interpretare le tensioni della classe per indirizzarle contro i veri responsabili di questo disastro politico e sociale.
Farlo vuol dire dimostrare nella pratica e in ogni occasione lo richieda di esserci, a partire dagli scioperi del 27 ottobre e del 10 novembre!
Centro Popolare Autogestito Fi*Sud