Il DDL 1660 è la sintesi del modo in cui lo Stato conduce la guerra sul fronte interno contro il dissenso. Uno Stato in guerra ha bisogno della pace sociale entro i propri confini per meglio condurre la guerra che sostiene al di fuori di essi. Uno Stato in guerra vara una manovra finanziaria che aumenta ancora la spesa militare, mentre taglia i fondi a scuola, sanità e servizi essenziali. A questo si aggiunge l’assenza di misure di contrasto al carovita, di sostegno al reddito o aumento dei salari. La guerra è il punto di caduta della crisi di questo sistema. Anche una minima redistribuzione della ricchezza potrebbe servire allo Stato per arruolare alla guerra le classi popolari. La crisi però oggi è tale per cui questo sembra esser impossibile.
Lo sciopero del 29 Novembre è stato un fatto politico. Le reazioni del governo Meloni confermano che non esiste più alcuno spazio neanche per la concertazione perché l’unico “patto sociale” possibile è quello del sacrificio delle classi popolari davanti alla prospettiva della guerra. Contemporaneamente abbiamo assistito allo sfoggio dell’ipocrisia di tutta la sinistra istituzionale che a parole ha sostenuto le istanze dei lavoratori, mentre dai banchi dell’opposizione ha continuato ad alimentare le politiche di guerra di UE e NATO esattamente come il governo Meloni.
Il successo della manifestazione nazionale del 30 Novembre a Roma è un altro fatto politico. Lo è nella parte chiamata da UDAP e GPI. La Resistenza palestinese e libanese ha reso chiaro che ogni mediazione o dialogo con il sionismo sono in realtà parte integrante e supporto dell’occupazione coloniale. Il ruolo della solidarietà internazionale è quello di sostenere il protagonismo delle organizzazioni palestinesi per valorizzarlo nella lotta che dobbiamo condurre qui ed ora.
Con la guerra alle porte, per lavoratori e lavoratrici non ci saranno più neanche le briciole. La propaganda si concentrerà allora sui “diritti civili”, in più o in meno, a seconda che il governo penda più a destra o a “sinistra”. Ci saranno invece in ogni caso sempre più manganelli e manette per chiunque non risulti compatibile con una società in guerra.
Per questo crediamo che si debba rifuggire ogni illusione: questo sistema non è riformabile e non può esser cambiato attraverso le sue stesse istituzioni.
In continuità con quanto abbiamo praticato nelle giornate di mobilitazione del 29 e del 30 Novembre, rilanciamo la piazza contro il DDL 1660 del 14 Dicembre a Roma, dove saremo presenti con uno spezzone della Rete Liberi/e di Lottare, perché la lotta contro il DDL 1660, la guerra e l’imperialismo sono indissolubilmente legate.
Al contempo vogliamo riportare in strada la solidarietà, tanto quella internazionale quanto quella a Tiziano, Luigi, Anan Yaesh, Gino e a tutte le compagne e i compagni colpiti dalla repressione.
Scenderemo in piazza per proseguire la mobilitazione anche in vista del giorno in cui verrà calendarizzato il voto in Senato.
Fissiamo l’assemblea nazionale della Rete Liberi/e di Lottare per sabato 11 Gennaio a Firenze come appuntamento di bilancio, discussione e rilancio della lotta.
Rete Libere/i di Lottare contro il DDL 1660