Domenica 12 Gennaio alle 15.00 saremo presenti in piazza al corteo di solidarietà convocato da Firenze per la Palestina e dai Giovani Palestinesi. Da più di un anno sosteniamo la necessità di praticare una solidarietà che vada oltre il puro e semplice piano umanitario e che sia in grado di riconoscere nella Resistenza del popolo palestinese un’avanguardia ed un esempio di lotta contro l’imperialismo di USA, Israele ed alleati vari.
Abbiamo detto più volte di come l’ipotesi dei due popoli in due stati così come sancita dal diritto internazionale sia stata superata dalla storia, e crediamo che gli eventi delle ultime settimane in Cisgiordania lo confermino. In tutta la zona infatti, e in particolare a Jenin, l’Autorità Nazionale Palestinese sta conducendo operazioni repressive pesanti contro membri della Resistenza, svolgendo un ruolo di vero e proprio fiancheggiamento rispetto all’azione dell’entità sionista. Questo atteggiamento ha un nome: è collaborazionismo, da cui ci avevano messi in guardia quei compagni palestinesi che qui in Italia denunciavano la visita di Abu Mazen dalla Meloni e gli accordi stretti tra carabinieri e polizia palestinese per l’addestramento di quest’ultima. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la repressione della Resistenza da parte di quella ANP che dovrebbe rappresentare lo Stato palestinese e che invece è ormai un’amministrazione coloniale alle dipendenze di Israele.
Per questi motivi pensiamo che praticare solidarietà con la Palestina significa organizzare qui da noi una lotta che abbia come parola d’ordine quella di rompere la macchina della guerra, della colonizzazione, del genocidio, disarticolando il sistema di alleanze e sostegno che permette ad Israele di uccidere, colonizzare, rubare impunemente ogni giorno da più di 70 anni.
Tutto questo sarà possibile se saremo in grado qui da noi di aprire il fronte interno della guerra. Per farlo dobbiamo riconoscere gli strumenti di cui lo Stato si sta dotando per mantenere la pace sociale necessaria al capitale: DDL1660, zone rosse e periferie “degradate” a cui applicare il “modello Caivano”.
Impedire l’approvazione dell’ennesimo decreto sicurezza o renderlo inapplicabile, insieme a tutte le altre misure repressive, significa aprire quel secondo fronte per lo Stato e dare un sostegno concreto alla eroica resistenza del popolo palestinese contro il genocidio sionista.
Iniziamo a praticarlo a partire da questa Domenica!