In queste ore in Venezuela stiamo assistendo agli stessi tentativi di destabilizzazione falliti più volte negli anni passati grazie alla mobilitazione popolare.
Azioni di sabotaggio alle infrastrutture e guerra economica sono finalizzate al peggioramento delle condizioni di vita affinché le classi popolari facciano venir meno il proprio sostegno al processo bolivariano.
Il principale candidato dell’opposizione è da sempre scelto, finanziato e protetto dagli USA che, come sta avvenendo anche in questo momento, davanti alla sconfitta elettorale denunciano brogli e riconoscono come presidente il proprio candidato, caldeggiando nuovi disordini.
Ci avevano già provato anni fa riconoscendo come legittimo presidente Guaidò, un soggetto con stretti legami con CIA e cartelli colombiani del narcotraffico e ci riprovano ora con Gonzalez, uomo anch’esso legato alla CIA.
Questa è un’operazione simile a quella applicata dagli USA in decine di altri paesi per insediare governi compiacenti o legittimare operazioni militari e guerre, seguendo quella dottrina Monroe che per i paesi Latinoamericani significa da oltre un secolo guerra, sfruttamento e colonizzazione.
L’offensiva degli Stati Uniti contro i governi latinoamericani non allineati ai loro interessi infatti è dovuta anche alla necessità di accaparrarsi risorse naturali: il litio del Perù e della Bolivia, necessario alla transizione ecologica e digitale, così come il petrolio in Venezuela, sono indispensabili ora più che mai dal punto di vista tecnologico e strategico in vista della guerra su scala globale.
Gli USA continuano a pensare all’America Latina come al cortile di casa propria, e al mondo intero come uno spazio funzionale unicamente ai propri interessi imperialisti: questa è la ragione per cui, dal colpo di stato in Ucraina, passando per il sostegno ad Israele, le provocazioni nel Pacifico, fino agli attacchi contro Cuba, Perù, Bolivia o Venezuela, stanno portando il mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale assieme ai propri alleati e alla NATO.
Anche per queste ragioni rilanciamo con ancora più determinazione il corteo del 21 Settembre 2024 convocato dal Comitato NO Comando NATO né a Firenze né altrove perché venga rafforzato anche nella sua componente internazionalista.