È di questi giorni la sanzione alla direttrice della Casa Circondariale di Sollicciano. La direttrice è stata sanzionata nello specifico come parte “datoriale” che non avrebbe messo i propri subordinati, la penitenziaria, nelle condizioni di operare in un ambiente a norma.
In questa dinamica i detenuti non rientrano se non di riflesso.
La direttrice ha incassato una buona dose di solidarietà da parte di tutto l’apparato istituzionale cittadino. Tra queste voci si è levata anche quella del Garante, che addirittura starebbe pensando ad un esposto per fare ricorso al DAP in difesa della direttrice stessa.
Una solerzia impressionante. Per di più se pensiamo ad un altro esposto, datato 2022, presentato da ben 300 detenuti e depositato in Procura. Lui fu nominato Garante nel 2019 da Nardella, ma quell’esposto non fu opera sua e lui non lo sostenne.
A quell’esposto sono seguiti trasferimenti e altri tipi di “pressioni” che hanno convinto più di un detenuto a non portare avanti quella battaglia che allora poggiava su un piano legale.
Il Garante non ha detto una parola. La procura evidentemente aveva altro da fare. Il Garante non ha avuto niente da dire neanche quando, durante la rivolta, sono stati accesi i termosifoni ed è stata tolta l’acqua nelle sezioni che si sono mobilitate.
Quei termosifoni che in inverno vengono accesi con il contagocce mentre le finestre delle celle rimangono aperte per far entrare ancora più freddo… perché evidentemente il carcere dev’essere punizione e sofferenza più di quanto già non lo sia…
In pratica già succede da tempo ciò che ha sancito il magistrato di sorveglianza: il carcere non è un hotel!
Anche su questo il Garante non si è poi scomposto.
In quell’esposto erano già scritte le motivazioni della rivolta oltre che le cause dei suicidi. Il Garante però oggi sembra cadere dal pero. Finge di scoprirlo adesso e ancora oggi tace sulle botte e sui trasferimenti punitivi che sono avvenuti subito dopo la rivolta.
Mentre tace, da anni, su ciò che accade dentro quelle mura, invece rivolge appelli alla città per la costituzione di un comitato civico la cui funzione sarebbe quella di fare pressione sul Ministero prima di tutto per l’impiego di altri 100 agenti… perché lo sappiamo: più agenti garantiranno più pulizia e miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti… oppure garantiranno ancora più “ordine” sedando più rapidamente ogni tentativo di rivolta?
Perché diciamocelo: se dopo l’ennesimo suicidio non ci fosse stata la rivolta, con un po’ di cordoglio e un paio di audizioni tutto sarebbe proseguito esattamente come prima.
Ma il Garante quindi cosa e chi sta garantendo? Sicuramente di provare a tener pulita la facciata di un sistema di tortura.
Infatti ci viene a parlare di “emergenza” come se ci fosse stato un precipitare degli eventi. Come se il carcere non fosse strutturalmente ciò che è Sollicciano. Come se ciò che sta accadendo a Sollicciano non stesse accadendo anche a Trieste, Alessandria, Prato, Viterbo, Napoli e in altre decine di carceri in Italia. Come se il carcere non fosse il problema in sé. Come se il carcere non dovesse essere un monito e una minaccia per tutti coloro che si sentono ingabbiati pur vivendo ancora in “libertà”: non è forse la condizione di milioni di persone in questo paese che sempre più difficilmente mettono insieme il pranzo con la cena?
“Lamentati quanto vuoi ma non provare ad alzare la testa, altrimenti quella sarà la tua fine…”
Il carcere garantisce gli interessi di questo sistema. Il Garante la sua facciata democratica. Così come i meccanismi del carcere si estendono fuori da quelle mura a partire dai concetti di premialità, o meritrocazia che dir si voglia, allo stesso modo il Garante utilizza gli stessi meccanismi nel suo lavoro politico sul territorio.
Fuori dal carcere è Eros Cruccolini. Legato a doppio con tutte le amministrazioni che si sono succedute in città negli ultimi 20 anni. Svolge il suo lavoro dando un volto umanitario e pacifista al Partito Democratico soprattutto nei periodi in cui questo è all’opposizione ed è necessario rifarsi la faccia su lavoro, antifascismo e pace.
In questo periodo lavora sul filo del rasoio. Il PD è all’opposizione a livello nazionale ma governa Firenze e la Toscana.
Oggi si trova a dover gestire una contraddizione: la necessità di rincorrere il pacifismo su un terreno elettorale mentre in città legittima l’insediamento del Comando NATO e in Toscana la costruzione della Base di Coltano, l’ampliamento di Camp Darby, il dragaggio del canale Navicelli e la ristrutturazione del porto di Livorno in funzione della logistica di guerra.
Come fare? Parlando di pace in termini astratti e lontani dalla situazione che abbiamo davanti, così come sul carcere si parla astrattamente di trasformare Sollicciano nel rifermento per un nuovo modello di carcere.
Il problema però è quindi anche un altro: continuare a dare credito e legittimità a certe figure che se il mondo pacifista non riesce a riconoscere e mettere ai margini continueranno a creare danni e divisioni che già stiamo pagando tutte e tutti.
La guerra, il carcere e la repressione stanno sullo stesso piano inclinato: o tentantiamo di affrontarli complessivamente oppure continueranno ad esser parole che saranno messe a rendita solo da qualche politicante per la prossima tornata elettorale, che niente cambierà…