Sabato la nostra città ha visto scendere in strada la Firenze delle lotte, quella che non si fa intimorire, che sa distinguere gli amici dai nemici, che non si fa dividere né tra buoni e cattivi, né tra lavoratori immigrati e lavoratori italiani. Era la piazza di chi si batte sui posti di lavoro contro disoccupazione, lavoro nero e precarietà, delle battaglie studentesche contro una scuola e un’università sempre più ad immagine e somiglianza delle azienda. È scesa in piazza quella parte di città che combatte contro le opere inutili e dannose, come il progetto del nuovo aeroporto, dell’inceneritore e del TAV, quella di chi lotta contro i palazzinari che sfrattano e aumentano gli affitti, quella di chi rivendica l’occupazione di un edificio contro speculazione e abbandono, ridandogli vita con spazi sociali, culturali, politici e abitativi per la collettività.
Sabato è stata espressa la solidarietà a chi viene colpito dalla repressione per queste stesse lotte, a tutte quelle esperienze di lotta che si pongono su un piano d’incompatibilità con un sistema economico, politico e sociale che fa dello sfruttamento e della sopraffazione le sue condizioni d’esistenza. Ma anche a chi subisce in città il clima d’odio e le politiche classiste e razziste, di questa giunta e di questo governo. Dai lavoratori ambulanti a chi ancora vive in affitto nei rioni del centro città, a chi attraversa le “zone rosse” senza un documento, o con una denuncia pendente.
La frase dello striscione “Contro la repressione, Firenze non ha paura!” dice che chi lotta contro lo stato di cose presenti per un mondo nuovo non si lascia spaventare da un clima dominato da paura, egoismo ed esclusione, elementi che hanno spianato la strada a una tendenza che fa della “sicurezza” e dell’esclusione sociale uno dei piani principali in cui le maggiori forze politiche cercano di accumulare consensi. Negli ultimi anni di pari passo ai tagli ai servizi essenziali sono stati affinati gli strumenti repressivi dello Stato con la chiara volontà di eliminare ogni forma di conflitto e dissenso.
La manifestazione ha attraversato le strade di Novoli, San Jacopino, Rifredi, è passata vicino la sede dei fascisti di Casapound ribadendo smascherando le loro propaganda ridicola nei quartieri popolari, denunciando il loro ruolo storico di galoppini del potere e fomentatori di odio sociale, rilanciando l’importanza della pratica e della presenza antifascista come antidoto alla barbarie e come vero argine alle misure antipopolari nei quartieri.
Non è mancata la solidarietà a tutte/i gli/le antifascisti/e sotto processo, denunciati, condannati o costretti a misure cautelari.
Un grosso abbraccio collettivo è stato espresso per Giova, Ghespe e Paska!
Siamo passati da piazza S.Jacopino per lo stesso motivo che ci ha visti in Piazza dé Ciompi il sabato prima. Zone Rosse, telecamere, militari e polizia in strada sono solo l’ennesimo strumento repressivo, autoritario e di controllo, per tutelare gli interessi di pochi, non la vera vivibilità e sicurezza nei quartieri popolari, fatta di solidarietà, di comunità, di servizi e possibilità per tutte e tutti.
All’Unicredit, in solidarietà con i prigionieri politici curdi e turchi, per denunciare la complicità degli interessi italiani in Turchia che vedono questa banca impegnata in grossi affari con il governo turco del fascista Erdogan, di cui il fratello è azionario diretto.
Quegli affari e quei profitti sono sporchi di sangue, e non sarà lavando una vetrina che si sciacqueranno le coscienze lor signori. Per schierarci al fianco dei nostri compagni e delle nostre compagne in Kurdistan, dobbiamo sapere denunciare e colpire i loro nemici qua da noi!
In quello stesso momento abbiamo voluto ricordare Orso, compagno di Firenze morto in Siria mentre era a combattere insieme alle Unità di Difesa del Popolo per cacciare ISIS e far germogliare la rivoluzione sociale promossa dai compagni curdi.
Sabato crediamo sia stata una parziale espressione delle situazioni di lotta e autorganizzazione che sono vive in città e che -consapevoli del nemico contro cui combattiamo- stanno affinando lo strumento della solidarietà nei confronti di chi viene colpito da ogni forma repressione, per non lasciare indietro nessuno. Di fronte chi attacca, denuncia, condanna chi lotta è necessario creare coscienza e tutelarsi per difendersi, organizzandosi per colpire a nostra volta in modo più efficace e non retrocedere. È partendo da questo, e consapevoli della necessità di dover tutte e tutti fare uno sforzo maggiore, che continueremo a lottare nei nostri spazi, nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, nelle università contro ogni forma di prevaricazione, sfruttamento e speculazione, per una città più libera dalla paura, esclusione e disuguaglianze.
La strada è ancora lunga, e nonostante il clima sia sempre più bizzarro, le tempeste non sembrano all’orizzonte. Ma crediamo che ognuno di noi possa e debba diventare una di quelle gocce.
Perché dobbiamo scatenarne di tempeste, per conquistarci il sole.