Lunedì 29 aprile la Corte d’Appello ha condannato il compagno Mannu ad 1 anno di carcere.
I fatti risalgono al 2009 quando la digos perquisí, alla ricerca di esplosivi, la casa di alcuni/e antifascisti/e portandoli poi alla polizia scientifica per il prelievo del DNA mentre il compagno Mannu veniva arrestato e portato a Sollicciano.
L’inchiesta aveva preso il via dopo l’esplosione di un presunto ordigno, che poi le perizie chiariranno essere un semplice petardo, il 1 maggio del 2009 davanti all’Agenzia delle Entrate e si era allargata agli antifascisti che qualche settimana erano stati portati in Questura dopo aver “liberato” una ragazza che si era rifugiata in un bar per sfuggire all’aggressione di una decina di fascisti di Forza Nuova.
Gli antifascisti in primo grado furono condannati ad 8 mesi, ma il reato risulta prescritto per tutti/e, mentre Mannu venne assolto per la mancanza di qualsiasi prova che lo legasse all’esplosione del petardo.
Dopo l’appello del PM, a 10 anni di distanza peró i giudici, con un’evidente forzatura e senza nessun nuovo elemento in mano, hanno deciso di condannare il compagno ad 1 anno di carcere.
Ció che evidentemente è cambiato non è il piano processuale e probatorio ma il contesto in cui si arriva a questa, come ad altre sentenze di condanna.
Un contesto in cui basta avere una denuncia per esser tenuti lontano da determinate aree delle città; in cui fischiare un Prefetto il 25 aprile dopo che questi, poche settimane prime, aveva concesso una piazza a forza nuova, non rientra più nella libertà di dissentire, ma é un’azione da reprimere; in cui la differenza tra l’esser denunciati e condannati é sempre piú sfumata perchè le misure cautelari o determinate ordinanze anticipano la punizione della condanna e perchè le possibilità di difendersi in aula è ormai sempre minore.
A dirlo non siamo solo noi ma gli stessi avvocati penalisti che dall’8 all’11 maggio sciopereranno proprio su questi temi.
Siamo consapevoli che alle lotte corrisponda un prezzo da pagare, non siamo qui a fare del vittimismo una nostra bandiera, ma a sottolineare una stretta repressiva e autoritaria sempre più forte che ci riguarda direttamente come militanti e attivisti politici ma anche come lavoratori e studenti e che quindi investe un piano collettivo.
Pensiamo sia necessaria una sempre maggiore presa di coscienza e responsabilità.
Chiediamo che la solidarietà nei confronti del compagno venga espressa pubblicamente e di partecipare al corteo contro la repressione [ Corteo contro la repressione, Firenze non ha paura! ] organizzato per sabato 11 maggio con concentramento in piazza Puccini alle ore 15.00.
Centro Popolare Autogestito Fi*Sud