I fatti sono questi. Salvini e di Maio, dopo mesi di trascinamenti, propongono un governo che si pone in forte continuità con le politiche di Renzi e Minniti e che non rimette seriamente in discussione nessuna delle pessime leggi di marca PD. Dopo aver strepitato negli anni passati contro UE e Euro, i due chiedono ora timidamente nel loro programma “maggiori poteri per il parlamento europeo” e di “rivedere la governance economica”, al pari di un Veltroni o un D’Alema qualsiasi, e si spendono per il nome di un ex ministro come Savona, che negli ultimi anni ha acquisito fama di critico dell’Euro, dopo che non hanno mai avuto il coraggio di sollevare la questione dell’Euro né in campagna elettorale né nel loro programma di governo. Tuttavia, dopo il veto di Mattarella sul nome di Savona e la riaffermazione di fedeltà ai parametri economici europei, la crisi di sistema sembra rientrata. Perché? Come sono riusciti gli uni – M5s e Lega – a digerire l’ingerenza presidenziale che tanto avevano denunciato e per la quale avevano annunciato fuoco e fiamme e gli altri – l’ala istituzionale dell’establishment nazionale e non, capeggiata da Mattarella- ad accettare ciò che pochi giorni prima avevano rifiutato e a trovare un accordo?
La verità è che hanno trovato la quadra sulle nostre teste, in una ulteriore stretta repressiva, xenofoba e giustizialista e all’interno della compagine di quei poteri che non è lecito contrastare realmente.
Probabilmente Di Maio e Salvini si sono accorti che la propaganda può non bastare per continuare ad abbindolare i tanti che, purtroppo, li hanno votati sperando che le cose cambiassero in meglio. Troppe sono le promesse fatte ma totalmente contraddittorie, come tagliare le tasse ai ricchi e insieme distribuire una mancia assistenziale sotto il nome di reddito di cittadinanza, che sarà impossibile mantenere. Accanirsi in modo disumano e razzista contro migranti e rom non sarà sufficiente per mantenere il potere. E così, in barba alla tanto declamata e glorificata sovranità popolare, cercano il consenso dell’élite, la quale, fatte le opportune precisazioni, glielo accorda. Perché, in fondo, quello che conta sono i rapporti di forza…
E, a tal proposito, ci interessa sottolineare che la crisi si è risolta perché Di Maio, Salvini e Mattarella stanno dalla stessa parte e sono pronti a barattare le loro supposte posizioni di principio per raggiungere il potere tanto che la linea di faglia tra sovranisti ed europeisti si rivela subito una finta divisione. Per questo e perché le loro false promesse non ci hanno mai, neanche lontanamente, ingannato, sappiamo già che gli interessi delle classi popolari non possono trovare rappresentanza o collocazione all’interno di questo scontro. Sappiamo che il loro No all’Euro era strumentale e filo-padronale, che la promessa di “rivedere” la Legge Fornero e il Jobs Act o di istituire il reddito di cittadinanza rappresentano dei palliativi per addomesticare le classi subalterne e per far sì che tutto taccia. D’altro canto, come credere alle promesse di cambiamento e innovazione di un governo i cui ministeri chiave sono guidati da noti (altro che nuovi!) personaggi come Moavero Milanesi, neo ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ex ministro dei governi Monti e Letta, oppure Tria, neo ministro dell’Economia, già consigliere di Brunetta o lo stesso Savona, riconvertito a ministro per gli affari europei dopo la forzatura non riuscita sull’economia?
In altre parole, sappiamo già che anche questo governo sarà filo-padronale, reazionario, razzista e guerrafondaio perché, di fatto, nulla lo differenzia dai precedenti. Per questo scenario occorre prepararsi e attrezzarsi per rispondere adeguatamente:
Non c’è da aspettare e lasciarli “lavorare”, come qualcuno dice..bisogna lottare sin da ora, perché sappiamo già chi sono, perché sappiamo che il loro “lavoro” sarà la rovina di chi lavora, IMPEDIRGLIELO TOCCA a NOI!
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Compagne e compagni del CPA Firenze Sud